mercoledì 13 maggio 2015

Scarpette grosse!


Scialve a tutti!
Ancora una voltola io e TATA abbiamo preparato una fiaba!

Scarpette Grosse.
Una fiaba splatter di Hans Christian Andersen!

-= TATA APPROVED! =-

C'era una volta una povera orfana che non aveva scarpe, un po' perché non poteva permettersele ma soprattutto perché portava il cinquantaquattro di piede (pianta larga) e al mercato non le riusciva comunque di trovarle della sua misura.
La bimba conservava tutti gli stracci che riusciva a trovare, compresi i fazzoletti usati e i canovacci imbevuti d'olio e benzina che un suo amico meccanico ogni tanto le rifilava, finché un bel giorno riuscì a confezionarsi un paio di scarpette grosse, della sua misura. Erano grosse, rozze, maleodoranti e realizzate riciclando due estintori e alcune vecchie latte di vernice rossa, ma le piacevano.
"Fanno un gran clangore[1] quando cammino ma almeno posso dire di avere le scarpe di vernice!" disse e si mise a ridere, dapprima piano piano, e poi via via sempre più rumorosamente, sfociando infine in una grassa risata isterica.
Tra le tante sfighe, era anche parecchio sola.
Ad ogni modo, le sue scarpe di «vernice» nuove fiammanti (nel senso che le ex-latte di smalto rosso con le quali erano state amorevolmente confezionate contenevano in origine vernice al nitro, altamente infiammabile[2]) la facevano sentire ricca nonostante trascorresse, fino a sera inoltrata, le sue giornate a cercare cibo in discarica.
Un giorno, mentre percorreva faticosamente una strada, vestita dei suoi stracci e con le scarpette grosse ai piedi che le appesantivano non poco l'andatura, una carrozza dorata le si fermò accanto, per non dire sopra.
La vecchia signora che la occupava completamente le disse che l'avrebbe portata a casa con sé e l'avrebbe trattata come una sua figlioletta.
Così andarono nella dimora della vecchia signora ricca, e là furono trapiantati, lavati e pettinati i capelli della bambina. Le furono dati biancheria fine, tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto[3], un bell'abito di lana di alpaca[4], che la faceva grattare in continuazione, calze bianche e lucide scarpe nere, eleganti ma strette come la cinghia di un pensionato con la minima e con un mutuo da pagare.
Quando la bambina chiese dei suoi vecchi abiti, ed in particolare delle scarpette grosse, la vecchia le rispose che, sudici e ridicoli com'erano, soprattutto le scarpe che somigliavano a due estintori (qui la bimba alzò gli occhi), li aveva gettati nel fuoco e che inoltre erano pure esplosi, forse per via di quegli stracci imbevuti d'olio e del solvente al nitro.
La bimba era molto triste perché quelle umili scarpette grosse che aveva fatto con le proprie mani, una saldatrice ed un paio di elettrodi[5] le avevano dato la più grande felicità. Ora era costretta a stare sempre ferma e tranquilla, a parlare senza saltellare e soltanto se in presenza di un avvocato.
Un fuoco segreto molto simile ad una polmonite le si accese nel cuore e continuò a desiderare più di ogni altra cosa le sue vecchie scarpette grosse unitamente ad un buon antibiotico ed a dei cerotti per le vesciche ai piedi.
Poiché la bambina era abbastanza grande da ricevere la cresima, la vecchia signora la portò da un vecchio calzolaio zoppo[6], per acquistare una paio di scarpe speciali per l'occasione.
In vetrina facevano bella mostra di sé un paio di scarpe rosse, (fatalità) taglia cinquantaquattro, confezionate con la pelle più morbida che si possa trovare.
La bimba, spinta dal suo cuore affamato e con un leggero soffio, subito le scelse.
La vecchia signora ci vedeva così male che non si accorse del colore e glie le comprò. Il vecchio calzolaio strizzò l'occhio alla piccola che urlò per il dolore e le incartò le scarpe.
Il giorno dopo, in chiesa, tutti rimasero sorpresi da quelle scarpe grosse e rosse che brillavano come mele lustrate, come cuori, come due luccicanti estintori, ma più di tutto erano sorpresi dal fatto che la bimba avesse un occhio nero. Ma alla bimba quelle scarpe piacevano sempre di più.
In giornata la vecchia signora venne a sapere delle scarpette rosse e dell'occhio nero della sua pupilla[7]. Scusate il bisticcio di parole.
"Non mettere mai più quelle scarpe" le ordinò minacciosa.
Ma la domenica dopo la bambina non potè fare a meno di mettersi le scarpette grosse, e poi si avviò alla chiesa con la vecchia signora. Sulla porta della chiesa c'era un vecchio soldato con il braccio al collo e la mano nei pantaloni. S'inchinò, chiese il permesso di spolverare le scarpe e toccò le suole cantando una canzoncina che le fece venire il solletico ai piedi e il mal di testa.
"Ricordati di restare per il ballo" e le strizzò l'occhio.
La povera bambina urlò nuovamente dal dolore.
Anche questa volta tutti guardarono con sospetto le scarpette grosse e rosse della bambina che coi due occhi neri e il vestito bianco sembrava un panda su un moscone[8].
Ma a lei piacevano tanto quelle scarpe lucenti, rosse come lamponi, come melagrane, come semafori, che non riusciva a pensare ad altro. Era tutta intenta a girare e rigirare i «piedini», tanto che si dimenticò di cantare gli inni sacri.
Quando uscirono dalla chiesa, il vecchio soldato esclamò:
"Che belle scarpette da ballo!".
A quelle parole la bambina prese a piroettare e non riuscì più a fermarsi, tanto che parve avesse perduto completamente il controllo di sé. Danzò una gavotta[9] e poi una csarda[10] e poi un valzer[11] e ancora rumba[12], danza jazz[13] e rock and roll acrobatico[14], volteggiando come una piccola Nadia Comăneci[15] attraverso i campi.
Il cocchiere della vecchia signora si lanciò all'inseguimento della bambina, la prese e la riportò nella carrozza, ma i piedoni che indossavano le scarpette rosse continuavano a piroettare nell'aria, colpendolo ripetutamente. Quando riuscirono a togliergliele, finalmente gli enormi piedi della bambina si quietarono.
Di ritorno a casa, la vecchia signora lanciò le scarpette rosse e grosse su uno scaffale altissimo e ordinò alla bambina di non toccarle mai più. Ma lei non riusciva a fare a meno di guardarle e desiderarle. Per lei erano ancora la cosa più bella che si trovasse sulla faccia della terra, dopo Lo Zibaldone di BCO e TATA[16], ovviamente.
Poco tempo dopo, mentre la signora era malata, la bambina strisciò nella stanza in cui si trovavano le scarpette grosse. Le guardò, là in alto sullo scaffale, le contemplò, e la contemplazione si trasformò in potente desiderio, tanto che la bambina, spiccato ch'ebbe un poderoso salto con l'ausilio dei suoi piedi da Guinness[17], afferrò al volo le scarpe dallo scaffale e subito se le infilò, pensando che non sarebbe accaduto nulla di male.
Ma non appena le ebbe ai piedi subito si sentì sopraffatta dal desiderio di danzare.
Danzò uscendo dalla stanza, e poi lungo le scale, prima una gavotta[18], poi un csarda[19] e poi un valzer[20] vertiginoso, seguiti da passi di breakdance[21] e di capoeira[22]. La bambina era in estasi, e si accorse di essere nei guai solo quando volle girare a sinistra e le scarpe la costrinsero a girare a destra, contromano, e volle danzare in tondo e quelle la obbligarono a proseguire dentro a una rotatoria, sempre contromano. E poi la portarono giù per la strada (contromano), attraverso i campi concimati di fresco e nella foresta scura, concimata di fresco anch'essa.
Appoggiato a un albero c'era il vecchio soldato dalla barba rossiccia, con il braccio al collo e la mano sempre nei pantaloni.
"Oh che belle scarpette da ballo!" esclamò.
Terrorizzata, la bambina cercò di sfilarsi le scarpe, ma più tirava e più quelle aderivano ai piedi.
E così danzò e danzò sulle più alte colline e attraverso le valli, sotto la pioggia e sotto la neve e sotto la luce abbagliante del sole. Danzò nelle notti più nere e all'alba, danzò fino al tramonto. Ma era terribile: per lei non esisteva riposo. Danzò in un cimitero e là uno spirito pronunciò queste parole:
"You know it's thriller, thriller at night[23]... AU[24]!" e dopo un'elegante piroetta, si fermò in equilibrio sulle punte dicendo:
"Danzerai con le tue scarpette grosse fino a che non diventerai come un fantasma, un candido spettro, finché la pelle non penderà sulle ossa, finché di te non resteranno che visceri danzanti. Danzerai in tournée per tutti i villaggi, e busserai tre volte a ogni porta, e quando la gente ti vedrà, vorrà il tuo autografo... A me è capitata la stessa cosa!".
La bambina chiese pietà, ma prima che potesse insistere le guardie del corpo del re-del-pop[25] la trascinarono via.
Danzò sui rovi, sui vetri e sui carboni ardenti perché le scarpette grosse erano pure bastarde, e ancora attraverso le correnti, sulle siepi, sui muri, sui fili dell'alta tensione... e danzando danzando arrivò a casa, e c'erano persone in lutto. La vecchia signora era morta.
Ma lei impotente continuava a prodigarsi in una vivace danza irlandese[26] proprio sopra la bara della vecchia che fungeva da cassa di risonanza.
Entrò danzando nella foresta dove viveva il boia della città. Il boia della foresta, invece, viveva in città.
La mannaia appesa al muro della casetta di marzapane del boia prese a tremare sentendola avvicinare, per via delle vibrazioni: i piedoni della piccola, pesanti come lingotti di piombo, avevano colpito ancora.
"Per favore" pregò il boia mentre danzava sulla sua porta di cioccolato ch'aveva tosto sfondata:
"Per favore mi tagli le scarpe per liberarmi da questo tremendo fato".
E con la mannaia il boia tagliò un chiwawa[27]... no, cioè, le cinghie delle scarpette rosse (però la parola «chiwawa» suonava meglio, dài). Ma queste le restavano ai piedi, probabilmente per via che era da un po' ormai che non se li lavava ed il sudore aveva fatto da collante.
E lei lo pregò di tagliarle i piedi, perché così la sua vita non valeva nulla. Il boia allora le tagliò i piedi. E considerate le dimensioni dei piedoni sapidi della fanciulla, per tagliarli il boia fece una fatica boia. Scusate il bisticcio di parole.
E le scarpette grosse con i piedoni dentro continuarono a danzare attraverso la foresta e sulla collina e oltre, fino a sparire alla vista.
E ora la bambina era una povera storpia, e doveva farsi strada nel mondo andando a servizio da estranei[28], e mai più desiderò delle scarpette rosse.

«Larga la foglia, il viale strettino,
"Contadino, scarpe grosse e cervello fino".»

...no, forse era una cosa più tipo: "Non essere troppo vanitosi!" o roba simile.
Mah!...
Sarà anche istruttivo e poetico ma questo finale è veramente tremendo!
Quindi -ci perdoni il buon Andersen- diamo il via alla versione «"BCO & TATA" director's cut» (presto disponibile in Blu-Ray[29])!

Si riprende dalle battute finali:
...E lei lo pregò di tagliarle i piedi, perché così la sua vita non valeva nulla. Ma il boia, che di scarpe strette e altri strumenti di tortura ne sapeva a pacchi, invece di tagliare gli abnormi piedini alla bimba li afferrò saldamente e, con scatto felino ed abile mossa, tolse le pile alle scarpette grosse che finalmente si fermarono (questa idea piace alla TATA, n.d.TATA).
La bambina, sfinita, cadde a terra ma con un gran sorriso di sollievo in volto!
Si tolse finalmente le scarpe giurando e dichiarando solennemente che non sarebbe mai più stata così sciocca e vanesia. Aveva imparato la sua lezione!
Ma il boia non poté sentire il giuramento della bimba: era già a terra, svenuto, a causa delle esalazioni mefitiche emanate dagli ipertrofici e surriscaldati piedi della bimba.
Quando il boia rinvenne, la bimba rinnovò -finalmente in presenza di un testimone cosciente- il suo giuramento e, in segno di gratitudine, lo invitò a vivere con lei nella casa che la vecchia e generosa signora le aveva lasciato in eredità, assieme a tutte le sue sostanze. In seguito lei e il boia, che in realtà era un principe[30], si sposarono e vissero tutti felici e contenti.

Ok, come finale è una boiata[31] ma almeno abbiamo eliminato il lato «splatter» della storia! XD

«Larga la foglia, le scarpe strette,
non siate vanitosi o potreste rimetterci le fette.»

Ecco! :)

NOTE:
[1] Clangore: lett. Strepito sonoro, suono squillante. Meno lett. Un gran casino, n.d.BCO.
[2] Le vernici alla nitro sono vernici per finiture pregiate, diluite con solvente al nitro, una miscela di idrocarburi altamente infiammabile e nociva per inalazione e contatto con la pelle. Poi magari mi sbaglio n.d.BCO.
[3] Cit. da Questo piccolo grande amore, un brano musicale del 1972 scritto ed interpretato da Claudio Baglioni, pubblicato come primo singolo estratto dall'album Questo piccolo grande amore.
[4] La lana di alpaca è una pregiata lana derivata dalla tosa dell'alpaca. L'alpaca (Vicugna pacos) è un mammifero della famiglia dei camelidi, diffuso in Sudamerica, addomesticato e allevato soprattutto per utilizzarne la lana.
[5] La saldatura a elettrodo rivestito è una delle tecnologie di saldatura più diffusa nel mondo, principalmente per i bassi costi delle apparecchiature e per la versatilità di impiego. Fra l'altro è il procedimento più adatto per essere impiegato all'aperto.
[6] È così nel testo originale. Pensavate ad una stupida battuta del BCO, vero?
[7] Pupilla: s. f. di pupillo. Nel linguaggio comune pupillo è detto il minore sottoposto a tutela perché orfano o perché ai genitori è stata tolta la patria potestà. In anatomia, invece, la pupilla è l’orifizio circolare situato al centro dell’iride, capace di regolare, attraverso modificazioni del suo diametro, il passaggio dei raggi luminosi che penetrano nell’occhio. Ecco dunque spiegato perché il cervello del BCO è andato in corto.
[8] Moscone: piccolo battello a remi, costituito essenzialmente da due scafi galleggianti paralleli, sinon. di pattìno.
[9] La gavotta è una danza francese in movimento moderato e in ritmo binario, caratterizzata per lo più da un incipit in levare e da una struttura bipartita. Praticamente ne sappiamo quanto prima, n.d.BCO.
[10] La csárdás o csárda, detta in italiano ciarda, è una danza popolare ed un genere musicale ungherese.
[11] Il valzer è una danza in ritmo ternario nata alla fine del XVIII secolo come evoluzione del Ländler... Cos'è il Ländler?!?
[12] La rumba è un ballo di origine sudamericana. La caratteristica principale di questo ballo è il movimento accelerato e dondolante dei ballerini, quindi è necessario un discreto allenamento.
[13] La danza jazz è un insieme di vari stili e tecniche di danza non facili da etichettare. Il termine "danza jazz" viene usato per descrivere un tipo di movimento in continua evoluzione proprio perché legato ai cambiamenti della cultura: dalle danze sociali degli anni venti allo sviluppo delle danze teatrali, fino ad arrivare ad oggi con l'hip hop e il funky jazz.
[14] Il rock and roll acrobatico è un genere di danza sportiva molto competitiva che si originò negli Stati Uniti attorno al 1955.
[15] Nadia Elena Comăneci è un'ex ginnasta rumena vincitrice per la Romania di cinque medaglie d'oro ai Giochi Olimpici, dove è stata la prima atleta a conseguire il punteggio di 10 nella sua specialità: le parallele asimmetriche.
[16] Spudorata autopromozione, n.d.BCO e TATA.
[17] Il Guinness dei primati è un libro edito annualmente dal 1955 che raccoglie tutti i record del mondo, da quelli naturali a quelli umani, a quelli più originali.
[18] Vedere nota n° 9.
[19] Vedere nota n° 10.
[20] Vedere nota n° 11.
[21] La breakdance è una danza acrobatica sviluppata dalle comunità giovanili afro-americane e America Latina nel Bronx a partire dal 1968.
[22] La capoeira è un'arte marziale brasiliana creata principalmente dai discendenti di schiavi africani nati in Brasile con influenza indigena brasiliana, caratterizzata da elementi espressivi come la musica e l'armonia dei movimenti (per questo spesso scambiata per una danza).
[23] Thriller è una canzone di Michael Jackson composta da Rod Temperton e prodotta da Quincy Jones pubblicata nella maggior parte dei paesi il 12 novembre 1983 e negli Stati Uniti il 23 gennaio del 1984, tratta dall'omonimo album ritenuto il disco più venduto nella storia della musica con una stima di oltre 115 milioni di copie all'attivo. Paura!
[24] AU: Classico intercalare monosillabico usato dal Michael Jackson in quasi tutte le sue canzoni, meglio noto come simbolo chimico dell'oro (dal latino aurum con lo stesso significato).
[25] Stiamo parlando del mitico Michael!
[26] La Stepdance irlandese è caratterizzata da rapidi movimenti delle gambe, mentre il busto e le braccia vengono tenuti immobili, e da saltelli e battito di piedi a terra (definito “battering”) a tempo ad un ritmo sostenuto ed incalzante. La Danza Solista Irlandese è generalmente eseguita con il busto controllato, ma non rigido, le braccia distese lungo i fianchi e movimenti rapidi e precisi dei piedi.
[27] Non è stato fatto male a nessun animale (forse un po' al BCO, n.d.TATA.) durante la produzione di questa storia.
[28] Probabilmente ai tempi di Andersen le fanciulle andavano a servizio solo da parenti o comunque da persone che conoscevano, n.d.BCO. Mi suona strano, comunque...
[29] Nei cestoni dei migliori autogrill a soli €4.99, assieme ai CD di Fausto Cigliano e Teddy Reno[citazione falsa come le banconote del monopoli].
[30] Probabilmente Robin Hood (Robin l'incappucciato), principe dei ladri.
[31] Boiata: opera (libro, rappresentazione teatrale e cose così) mal fatta, mal riuscita ma anche, frase, giudizio strampalati, sciocchi, da ignorantón!

Stay painted!

1 commento:

  1. In realtà credo che la morale della storia fosse qualcosa sul non abbandonarsi alle proprie passioni perché alla lunga ti rovinano la vita... In qualche modo è comunque deprimente! In ogni casi: "Viva la TATA!"! :3

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