mercoledì 28 settembre 2016

Hänsia e Gratin - Seconda parte.


Scialve “atutti”!
Per voi sfegatati amanti del giallo e dell'itterizia (giallo-related anch'essa) va ora in onda (su onda) la seconda parte del semi-nuovo e bellissimo (eletto reginetta di bellezza al concorso Miss K.P.P. 2016!) racconto di Mamma BCO (in tre parti, altrimenti la TATA si stanca e mi manda a quel paese) intitolato: «Hänsia e Gratin»!
Buona lettura!

Hänsia e Gratin!
Rivisitazione in chiave (più o meno) comica della quasi omonima fiaba dei fratelli Grimm intitolata: «Hänsel e Gretel».
(testo originale tratto -di biro- da internet e rimaneggiato malamente da BCO)

(cliccare qui per leggere la prima parte)

Riassunto della puntata precedente:
La madre dei piccoli Hänsia e Gratin Boscaiolo, residenti in provincia di Firenze, decide al fine di risolvere tutti i suoi problemi economici di abbandonare la propria prole in mezzo al bosco. Il padre alcolista tenta di opporsi ma viene costretto dalla scellerata moglie a perpetrare il folle gesto. Grazie ad un geniale stratagemma, il piccolo Hänsia ritrova prontamente la via di casa, rovinando i piani della madre degenerata.

Seconda parte.

Non passò molto tempo e il panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai tornò a mancare nella casa dell'alcolizzato e della megera e Hänsia e Gratin udirono una sera la perfida madre che diceva al padre:
"Una volta i bambini hanno ritrovato il cammino e io ho lasciato correre (ed hanno corso parecchio, effettivamente) ma adesso non c'è di nuovo più niente da ciancicare: rimane solo un mezzo panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai in casa; domani dovrai condurli più addentro nel bosco dimodoché non ritrovino più la strada: per me... per noi non c'è altro rimedio."
L'uomo si sentì stringere il cuore con il forcipe impugnato saldamente dalla moglie, alla quale si rivolse e disse (rivoltato):
"Non potremmo semplicemente fare un salto all'autogrill?"
Ma siccome aveva già una fibrillazione del miocardio in atto non poté proprio dire di no.

Quando i bambini ebbero udito quel discorso perché non erano sordi (avevano infatti un buon udito umignolo), Hänsia, come al solito impaziente, si alzò come un sol uomo (anzi, come un sol ometto) e questa volta con i pantaloncini al loro posto scese da basso per andare a raccogliere nuovamente i ciottoli fluorescenti; ma quando giunse alla porta constatò amichevolmente e quindi senza coinvolgere i vigili che la madre l'aveva chiavata, cioè chiusa a chiave. Anche se visibilmente in preda ad un attacco di panico Hänsia cercò di consolare in qualche modo la piccola Gratin, dicendole con il solito tono angosciato:
"Dormi cara Gratin che domani probabilmente ci aspetta un'altra camminata di ottanta giorni."

Allo sputar del giorno seguente a quello precedente i due assortiti fratelli ricevettero il loro sudato pezzetto di panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai, stavolta ancor più piccolo della volta precedente, tanto che una volta tanto i bambini esclamarono in coro:
"E che ca'..." riferendosi probabilmente alla loro bella casetta che dovevano così forzatamente abbandonare.
Per strada Hänsia, nel tentativo di calmare l'ansia e cioè di calmarsi, sbriciolò in tasca il proprio pezzo di panino-con-la-cotoletta-ecc...; approfittando della situazione si fermava sovente lungo il cammino e gettava di tasca propria qualche briciola per terra.
"Perché Hänsia ti fermi sempre con ansia (e cioè chiuso in te stesso) a guardar dietro di te, come se cercassi in qualche modo di ricordarti la strada dalla quale siamo venuti?" disse il padre, per nulla insospettito.
Rispose il fantolino:
"Ah! Guardo il mio gattino bianco che è sul tetto e che vuole dirmi addio."
"Sciocco!" disse la madre per non dir di peggio:
"Non è il tuo gattino bianco ma è il primo sole che brilla sul comignolo!"
E questa volta era vero perché non riuscendo a scendere dal tetto della casa il povero micino bianco era morto di fame qualche giorno prima[1].
Hänsia, che se lo era dimenticato, si mise a piangere disperato e, nel farlo, apprensivamente continuò a sbriciolare tutto il suo panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai gettando le briciole per la via, ma soprattutto le basi per un solido ritorno a casa.

La madre signorina li condusse ancora più addentro nel bosco, dove non erano mai stati in vita loro. Là dovevano di nuovo sedere col sedere accanto al fuoco di paglia e dormire, e alla sera i genitori sarebbero venuti a prenderli per i fondelli. A mezzogiorno, nonostante la forfora, Gratin divise il proprio pan grattato con Hänsia, che aveva sparso tutto il suo pezzetto di panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai per la via. Ma passò mezzogiorno e passò anche la sera senza che nessuno venisse dai poveri bambini, i quali cominciavano ad avere le gambe un po' addormentate. Hänsia consolò, anzi, tentò di consolare Gratin e disse:
"Aspetta che sorga la luna: allora vedrò i germogli di albero del pane nati dalle briciole di panino-con-la-cotoletta-che-alla-TATA-piace-assai che ho sparso lungo il cammino; ci mostreranno la via di casa."
Gratin scosse la testa: prima la sua, sommessamente, e poi quella del fratello, con rabbia. La luna sorse, ma quando Hänsia cercò gli alberi del pane non li trovò: i mille e mille uccellini del bosco, grossi come pterodattili, le avevano viste e le avevano beccate in flagrante. Hänsia pensava di trovare ugualmente la via di casa e si portava dietro Gratin, ma ben presto si persero nel grande bosco; camminarono tutta la notte e tutto il giorno per altri ottanta giorni filati, poi si addormentarono per la gran stanchezza. Poi camminarono ancora tutta una giornata, ma non riuscirono ad uscire dal bosco e avevano pure una fame da lupi perché da due mesi vivevano con un branco di lupi grigi che indossavano blue-jeans strappati; non avevano nient'altro da mangiare che un po' di bacche trovate svenute per terra e quello che trovavano nei ristoranti lungo il cammino.

Il centoundicesimo giorno, quand'ebbero camminato fino a mezzogiorno, giunsero a una casina fatta di pane e cotoletta alla milanese e ricoperta di focaccia unta alle cipolle, ma con normali finestre in vetro di Murano.
"Ci siederemo qui e mangeremo a sazietà," disse ad Hänsia e al resto del branco.
Gratin prese a rompere e a mangiare il vetro delle finestre. Hänsia, masticando un pezzo di focaccia alle cipolle, la guardava perplesso.
Dopo essersi tagliata per due volte la lingua con i taglienti frammenti del vetro rotto delle finestre, la piccola Gratin udì assieme al fratello una voce sottile ma inequivocabile gridare dall'interno della casetta:

Chi è quel deficiente
che mi mangia la casina,
tutta unta e sopraffina?


I bambini risposero in coro:

È l'ispettorato all'edilizia,
che si mangerà tutta la tua focaccia abusiva
od interverrà col braccio armato della giustizia!


E continuarono a mangiare come due diluviati: gratin cacciò fuori tutto un vetro di Murano rotondo da un oblò e Hänsia staccò un enorme pezzo di focaccia alle cipolle dal tetto della veneranda veranda della casa. Ma d'un tratto la porta della casa si aprì e una vecchia decrepita venne fuori piano piano piano piano piano piano. Hänsia e Gratin si spaventarono così tanto (e a lungo) che lasciarono cadere quello che avevano in mano. Ma la vecchia scosse il capo (dei bambini) e disse:
"Ah, cari, cari, costosi bambini, come siete giunti fin qui? Venite dentro con me, siete i benvenuti."
Prese entrambi i bimbi per la collottola e li condusse nella sua casetta. Fu loro servita una buona cena: latte e frittelle, mele e noci per Hänsia e carta vetrata per Gratin che dimostrò di apprezzare; poi furono preparati due bei lettini bianchi e caldi (perché cosparsi di calce viva) ed Hänsia e Gratin vi si coricarono pensando di essere in Paradiso.

Continua...

Note:
[1] Nessun animale (a parte il BCO) è stato maltrattato durante la realizzazione di questa fiaba. Per realizzare la scena del gattino morto nella vostra testa abbiamo usato la computer grafica. Il gattino bianco è vivo e sta benissimo (a meno che non sia il gatto di Schrödinger, per il quale non possiamo garantire).


Anche se il buio ci spegnerà, please stay tuned!

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